mercoledì 27 aprile 2016

Parlare con i gesti..

Provate a parlare con qualcuno: le vostre mani si muoveranno incosapevolmente. Ora provate a fare lo stesso tenendo immobili braccia e gambe: vi renderete conto che sarà difficile restare fermi. E quando accadrà, il vostro eloquio sarà più lento e faticoso.
Gesticolare è naturale, quasi un azione involontaria. Questo perchè nel nostro cervello abbiamo un meccanismo che "accoppia" i gesti delle braccia e delle mani alle articlazioni della bocca e della gola. Ciò significa che le parole determinano i gesti che usiamo per chiarire il nostro pensiero, ma anche che a seconda di come gesticoliamo, cambia il modo in cui articoliamo le parole.
Per esempio muovere la mano mentre diciamo ciao altera lo spettro delle frequenze sonore emesse dalle nostre corde vocali.
I gesti ci aiutano nell'espressione del nostro pensiero: infatti se vogliamo esprimere il concetto di grande, aprendo le braccia di poco o di tanto, fornisce un informazione più specifica delle dimensioni delle oggetto di cui parliamo.
Il circuito che lega il cervello alle mani viene chiamato "sistema di controllo motorio bocca-mano" ed è innato: la sua funzione primitiva è infatti legata alla nutrizione. Il bambino imparando ad articolare in modo appropriato le strutture necessarie all'alimentazione, impara contemporaneamente ad usarle per sviluppare il linguaggio.
Per questo, anche i non vedenti, quando parlano tra loro geticolano in maniera evidente.
Il linguaggio gestuale enfatizza, conferma, smentisce o indebolisce quanto affermiamo verbalmente.
Nella comunicazione face to face la parole contano per circa il 7%, l'intonazione della voce per il 38% e la gestualità per il 55%.
Non a caso i gesti nascono con l'uomo: ecco perchè un bimbo già a pochi mesi usa segni non verbali. Primo fra tutti quello di puntamento, cioè l'indice proteso ad attirare l'attenzione della mamma su un oggetto che vuole prendere in mano.
Crescendo, questo movimento assume però un valore cognitivo: non indica più il solo oggetto, ma anche concetti temporali.
Ad esempio, il classico gesto che indica i soldi, ovvero il pollice e l'indice che si sfregano ripetutamente, deriva dalla pantomima dell'azione di contare le banconote.
A volte però , il legame con l'azione originaria si perde e in quel caso in gesto diventa un atto puramente convenzionale che varia da cultura a cultura. Così, è bene che lungo le strade della Nigeria non facciate l'autostop utilizzando il gesto del pollice all'insù. Nessuno vi offrirebbe un passaggio ed anzi rischiereste qualche parolaccia: quel gesto, là, corrisponde al nostro dito medio alzato.

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